LA RINASCITA DI UN VECCHIO BAIDARKA EXPLORER
Nel lontano 2007, quando ero al mio terzo anno di seakayak, iniziai ad interessarmi al design degli scafi inglesi; barche come il primissimo Nordkapp, l'Inuk, l'Anas Acuta erano al centro della mia curiosità.
Fu però il Baidarka Explorer di P&H a colpire più di tutti gli altri la mia immaginazione sopratutto per quella chiglia a V profonda e per le punte ispirate ai Baidarka Aleutini.
Una escursione di qualche giorno in Sardegna con gli amici mi fece vedere da vicino la barca (c'era con noi Sergio Cadoni che ne aveva una bellissima gialla e rossa ), ne apprezzai l'estetica, mi resi conto che aveva grande capacità di carico e ascoltai diversi racconti di come teneva il mare ed il vento.
Anche se non l’avevo mai provata mi decisi che dovevo averne una, si sa che talvolta le barche si scelgono con il cuore e con gli occhi.
La barca però non era più in produzione da diversi anni, i pochi che ne avevano una non la cedevano, perciò mi buttai nella ricerca on-line. Quasi subito ne trovai una su eBay, in Scozia, era un modello molto vecchio, del 1978, addirittura pre P&H ovvero di quando il suo designer, Derek Hutchinson, lo faceva ancora costruire dalla McNulty.
Seguii con attenzione l'asta e la portai a casa per 340 sterline. Dopo l’acquisto dovetti aspettare alcuni mesi per averla in Italia, ma fu giocoforza per non pagare troppo di trasporto. Quando ricevetti il kayak rimasi un po' deluso dalla pedaliera a sbarra e dalle paratie installate a filo dei tappi, dietro al sedile una voragine che si riempiva di acqua e non si svuotava girando il kayak, davanti a i piedi 1/2 metro prima della paratia, gavone anteriore piccolissimo. La pompa dietro il pozzetto era una vera chicca... ma poco pratica data la scomodità di azionamento.
Per il resto barca OK, costruzione veramente solida nonostante avesse quasi 30 anni.
Dopo qualche uscita per godermi la barca così come era arrivata presi coraggio a 2 mani e decisi di rendere il kayak più moderno e più marino. Non avendo mai usato la vetroresina non avevo la minima idea di cosa fare; per fortuna il mio amico Riccardo Rovida mi aiutò con lunghe telefonate di consiglio. Provvidenziali anche gli sfridi di pannelli in PVC espanso e di tessuto di vetro che mi aveva regalato. Tagliai via le paratie anteriore e posteriore, il sedile e smantellai la pompa.
Notare nella foto come il sotto del ponte anteriore sia armato di costole di rinforzo. Togliere la paratia anteriore e i due listoni porta sbarra dei piedi mi costò un paio di sere infilato nel pozzetto a mo' di topo dentro un tubo con in mano un seghetto.
Alla fine stufo della lentezza entrai con una mola a disco... ma non lo consiglio perché si lavora male e si respira polvere (infatti dopo la prima sera mi portai dal lavoro una maschera pieno facciale con i filtri classe P4 antipolvere)
E' anche poco sicuro perchè se la mola si impunta rischi che ti scappi di mano e ti arrivi in faccia, incastrato come sei non hai il tempo di ritrarti e ciò potrebbe avere conseguenze perlomeno spiacevoli. Usando dei pannelli di PVC espanso ricostruii le nuove paratie e ne aggiunsi una subito dietro al sedile creando così il "gavone a giorno" o "terzo gavone" come si suol dire.
Inizialmente tagliai i pezzi in modo approssimato, li ricoprii con tessuto di vetro e resina e poi, una volta asciutti, li rifilai poco per volta per farli calzare giusti nello scafo. La paratia dietro al sedile l'ho creata avvolgente per dare massimo volume al terzo gavone e per lasciare meno acqua possibile nel pozzetto.
Fissare la paratia anteriore con piccoli fazzoletti di tessuto di vetro impregnato di resina non è stato facile perché dal pozzetto oceanico non si arrivava se non con un pennello su legno di prolunga e ... sembra facile fare un lavoro preciso... Comunque presa la mano andai avanti e fissai per bene quella e le altre due paratie. Il buco della pompa dietro è stato recuperato come mini tappo per il terzo gavone; avrei potuto fare di meglio ma non volevo tagliare i ponti (non si modifica la carrozzeria delle vecchie glorie!). Il foro di uscita scarico pompa lo chiusi con qualche fazzoletto di tessuto e resina.
Il tappo lo acquistai da CS Canoe che molto efficientemente mi mandò tutto a casa: ghiera, tappo e sikaflex per fissarlo. Il sedile lo adattai creando sotto due gondole di appoggio da resinare direttamente sullo scafo, mi piace infatti avere un sedile ben solidale alla barca.
Come finitura passai del gel coat bianco dentro lo scafo e i gavoni, misi una gomma punta piedi (non ho voluto fare la paratia esatta per me, ho lasciato 7-8 cm in più per poter prestare la barca a chi è più alto di me) e rinnovai i cordami elastici del ponte.
Il risultato fu molto soddisfacente, il pozzetto è pulitissimo, comodo e imbarca il meno possibile di acqua.
A Marzo del 2008 feci il varo della barca nella sua nuova configurazione e la usai con grande soddisfazione mentre in parallelo portavo avanti il progetto di ricostruzione di un Baidarka in fibra di carbonio... ma questa è un'altra storia che racconteremo più avanti.
Ad oggi dopo altri 14 anni, la barca è ancora nella mia flotta ed ha raggiunto i 44 anni di onorato servizio.
Articolo scritto da Alessandro Cazzaniga
Alessandro Cazzaniga è "l'inge" esperto entusiasta e precursore del sea kayak italiano.
Classe 1966, milanese di nascita, bergamasco per amore. Nel 2004 si appassiona al kayak da mare e da allora non l’ha più lasciato; alle spalle ha tanti km fatti in tutte le stagioni per raggiungere il mare. Ingegnere chimico in una società inglese si occupa anche di sostenibilità energetica.
Il suo blog è molto apprezzato dagli appassionati di kayak!