DA SOLA NON PUOI USCIRE
Storia di una donna e di un kayak
La tana del Bianconiglio
Per cominciare a vivere di nuovo c’è bisogno di una persona che viva.
Questo ronzava continuamente nella testa di Alice da giorni, mentre in retromarcia posizionava l'auto in curva con le ruote nella cunetta e lo specchio laterale radente al muro oppure mentre il caffè riempiva la sua tazzina con il manico rotto, azzurra dalle foglie dorate.
C’è bisogno che io viva si ripeteva addentando il parmigiano della pausa pranzo volgendo lo sguardo verso il golfo.
I gabbiani planano tra i faraglioni, l'aria è calda e il mare sembra essere così lontano come se appartenesse ad un altro modo, il mondo dell’impossibile.
Sembra impossibile tornare a sonnecchiare tra il garrito dei gabbiani in amore e le onde che rinfrescano i piedi, distesa sul sit-on- top ancorato nei pressi di una falesia che sprigiona tutta l’essenza dello iodio e del finocchietto.
Sarebbe questo l’impossibile che manca per fare di una sopravvivenza un’esistenza? Alice sgrana gli occhi e quasi indispettita torna al suo pc alla ricerca dei contatti che le servono per trasformare la sua sopravvivenza in una vita per cui ne valga la pena sopportare quei giorni amari fatti di solitudine, rancore e rimpianti per tutto quello che l'ha portata lì a quel terrazzo a guardare l’orizzonte con tristezza e rimorsi.
Qualche indecisione sul modello, sit-on-top come dieci anni fa quando lo shark doppio da fuga d'amore si era trasformato in lettino galleggiante per pomeriggi a tutto sole cullata dal mare?
Oppure qualcosa di più performante per esplorazioni costiere magari in gruppo con altri?
Carbon kevlar, polietilene o vetroresina?
Tutto questo tecnicismo non le serviva, Alice voleva solo tornare lì tra i gabbiani e la salsedine e il prima possibile, prima che l'estate le piombasse addosso tra lo smog e la folla delle spiagge affollate. Tatuaggi, birre fresche e disco music dei lidi vip, parcheggio, braccialetto e corsa al lettino il tormentone di sudore degli ultimi anni se tutto andava per il verso giusto. Quell’anno non sarà ancora così, non dovrà scegliere il copricostume intonato e neanche fare la tipa sbadata che trafelata si impossessa del lettino più vicino al bagnasciuga.
Obiettivo raggiunto in un paio d'ore, modello, colore e materiale stabiliti, tutto è relativo. Questo non è il mio kayak, questo è il mio mezzo per andare lì, poi il mio kayak lo sceglierò, questo era il piano. Venti giorni alla consegna e intanto i preparativi si facevano spazio nelle giornate di Alice come se ad arrivare non fosse stato un kayak ma il biglietto per il paradiso.
Un frenetico reperire di tutto il necessario. La protezione solare innanzitutto, poi le scarpe, il paraspruzzi, la sacca stagna, l'aiuto al galleggiamento, una luce frontale per la sera, si perché non deve mancare nulla, neanche un paio di cime che servono sempre.
Il posto al rimessaggio è bloccato in contanti e quando gli operai all’alba scaricano il Navigator, Alice corre nel suo ufficio aspettando soltanto che passino in fretta quelle sette ore e quarantadue. Sulla strada il traffico rallenta all’incrocio, sì quello per scendere al mare, quello che porta da lui, Navigator.
Sono le cinque del pomeriggio e il tramonto è quasi in arrivo, sarà pure caldo ma non è ancora estate, la moto s’inclina da sola per prendere la curva, non era così che doveva essere la prima volta con lui, ma che ci vuoi fare, pazienza, sarà breve ma intensa la nostra prima uscita. Il costume, l’aiuto al galleggiamento, paraspruzzi, pagaia e kayak in spalla.
Dove vai solo tu?
Alice si volta: - Dove vado?
Tu perché dove stai andando, aspetti qualcuno?
L'amico risponde: -No io vengo da solo dopo il lavoro quando posso.
Lei continua col kayak in spalla verso il bagnasciuga e aggiunge: anche io. Anche io da oggi vengo sempre qua a prendere il mare, verrò ogni volta che mi pare. Adesso ci siamo io e te, dobbiamo conoscerci, tu devi capire le mie forme io le tue, io devo essere la tua amazzone e tu il mio cavalluccio marino, da bravo impara a sentire dove voglio che tu vada. La prima volta che sali su un kayak ti restano impresse un sacco di cose: come ti senti il seggiolino, come i fianchi e le cosce aderiscono, dove poggiano i piedi, e poi la schiena se poggia bene dietro oppure no. I fianchi vanno un po’ stretti, sì questo è chiaro, presto una gamba si addormenta. Mentre tutte queste sensazioni si accavallano e la pagaia ti sbilancia prima a destra poi a sinistra e poi arrivava l'amico con le nozioni di base.
Gentilmente Alice mostra interesse, ma con fatica segue il discorso, perché il mare i profumi il kayak vanno da soli e la stanno portando nell’impossibile. Come quando Alice inseguendo il Bianconiglio entra nella sua tana e si ritrova in un mondo tutto nuovo, il suo mondo di cui molti altri della sua vita non ne potrebbero mai comprendere il significato. Noi usciamo in gruppo, siamo tanti e ci divertiamo, tu dovresti uscire con noi perché il mare è pericoloso, nasconde molte insidie e solo pochi escono da soli, solo chi da anni va per mare. Tu no, tu non puoi andare da sola, se esci con me ti insegnerò a pagaiare perché pochi lo sanno fare. Porca vacca si è spezzato l’incantesimo anche qui c’è da imparare, rispettare le regole e l’esperienza, anche qui non mi lasciano in pace, anche qui mi giudicano e mi rompono l'anima. Va bene ci vuole giudizio in mare questo lo so, vediamo se l'amico mi aiuta a verificare la mia destrezza in mare.
Senti caro, sei qui con me perché non vuoi lasciarmi sola, allora guardami soltanto e intervieni solo se sono in difficoltà, devo solo capire se posso fare la manovra: Amico – Tu sei matta! No io non ci sto! Torniamo indietro s’è fatto sera – Ma che bello quel profumo, ma che bello questi muscoli che si risvegliano, ma che bello la salsedine che indurisce le guance.
Ma che tipo quello, però gentilmente mi ha aiutato a posare il kayak perché se si è in due ci si aiuta, è una norma, se dici che ce la fai da sola a portare il kayak sei antipatica. Il vero kayaker porta il kayak in spalla e va in acqua. La capacità di essere solo s’impara da bambini, per carità, se un bimbo non riesce a tollerare il silenzio e la solitudine non riuscirà mai ad andare e a lasciarsi andare senza la presenza della madre. La presenza di un oggetto buono interno consente di non provare il terrore dell'impotenza, dell’abbandono e della paura di morire.
Ma può essere che in mare un bambinone impari per la prima volta a cavarsela da solo a dominare gli imprevisti e a governare le difficoltà, allora se per la prima volta il mare è l’occasione, questa diventa una questione fondante della personalità. Ben venga la solitudine.
Ma che razza di amico è quello? Doveva solo guardare, sta a vedere che devo fare da sola sta manovra.
Farai un corso, un corso per pagaiare, un corso per le manovre, l'eskimo non è da tutti. Quando finiscono i corsi? I
o voglio imparare sì ma dalla vita, perché colui che parla dalla posizione del sapere deve obliterare il mio passaggio da inesperta ad esperta?
Queste accademie s'infiltrano in ogni cosa, ma quante accademie ci sono? Insomma da quel momento
Alice comincia a ripercorrere il contorto dialogo tra la prassi e la teoria, il divario tra teorie della tecnica e tecnica della teoria, il clinico e lo studioso.
L'amore per la clinica l'ha allontanata dai protocolli e dalle teorie monoteiste: sempre innanzitutto la propria esperienza, poi la biblioteca personale e le ricerche da fare, e gli esempi dei maestri. Bisogna scegliersi dei buoni maestri, poco carismatici, meglio scorbutico e di poche parole, meglio solitario e schivo, meglio uno solo se sei principiante, poi dopo ti lasci andare, anzi se chi hai scelto è un vero maestro sarà lui a lasciarti andare. Ti insegnerà ad andare da solo perché si è impegnato a trasferirti gli strumenti dell’artigiano, mentre sei lì a non capire, a sbagliare e a sentirti incapace.
Lo capirai dopo, forse. fine prima parte :-)
IL RACCONTO CONTINUA NEI PROSSIMI ARTICOLI...
Articolo scritto da Maria Antonietta Cerrato
Maria Antonietta Cerrato è una kayaker emergente nata sulle rive della costiera amalfitana,.
Ama il mare, l'inconscio, la psicoanalisi di gruppo, e le trasformazioni.