MARE, KAYAK, POSIDONIA
La notte è lenta, le ore si incollano, il cielo di luna piena è blu nero. La luna abbagliante entra in tenda, il sonno svanisce.
Le tende dormono, crepuscolo, silenzio strano, visione sinistra che avvolge, sono stordito.
Mare nero, piatto, inerte, unico segnale di vita la piccola risacca.
Il rumore ritmico abbraccia, culla, canta la ninna nanna del mondo. Rientro in tenda, brividi, sono impregnato di umido, l'aria satura impasta tutto, vestiti, posidonia, pietre, kayak, tenda, polmoni, pelle. Ho bisogno di dormire, scuote dentro l'energia del mare, le pagaiate del giorno. Domani sarà dura, ho bisogno di recuperare! Accendo la lampada frontale, non trovo gli occhiali, pazienza, provo lo stesso a leggere, ogni sforzo è vano.
Evviva, qualcosa ricorda l'anagrafe, grrrrrr !
Rinuncio, libero la mente, pesco tra ricordi recenti, amici felici, rivedo Giuseppe a dirigere armato di pazienza, conoscenza, passione....poi piano piano perdo il senso del reale, scivolo nel mondo parallelo del sonno. Le mani tentano di richiamarmi nel mondo dei vivi, ingoio un OKI, ritorno dall'altra parte tra i sognatori. Sono qui per iniziativa felice di SKI, per la necessità di riprendere dopo un lungo stop, per la gentilezza di un'amica che mi ha detto
" Anto non mollare, vieni !"
Dalle tende il respiro profondo, tenebra, mi godo la magia di vivere un momento ubriacante. Mi annodo nel sacco a pelo, i piedi non hanno intenzione di scaldarsi, giù là zip provo a strofinarli con lo straccio di microfibra, funziona.
Rientro al caldo, mi calco il cappellino di pile per coprire gli occhi, voglio riprendere l'ultimo sogno svanito nel nulla. Scivolo nel torpore guadagnato a fatica, entro in un limbo che vorrei restasse così fino alle luci del mattino.
Una serie di onde mi sveglia di soprassalto, riprende la risacca, forse una scia, devo saltare fuori dal giaciglio per controllare i kayak. Ho dentro l'ansia dei primi giorni, dormire sotto le stelle diventerà una abitudine, le notti cucineranno visioni oniriche.
Siamo in 9 uniti da un'unica passione, dalla voglia di imparare, di impegnarci, di capire meglio kayak, corpo, mare. Gesti semplici da gestire con armonia, senza scorciatoie forzate dalla smania di arrivare in fretta. L'acqua è fluida, non va maltrattata, ama la carezza, impone movimenti rotondi mai bruschi, precisi mai banali, misurati mai a casaccio.
La pagaia è bacchetta del direttore di orchestra, archetto di violino, corda di chitarra, mai arma, si muove decisa nella nota, delicata nell' esecuzione. Un equilibrio volubile di forze che contrastano, corpi che danzano, materia che racconta.
Noi corpo unico con una pelle di fibra a contatto col mare, interpreti di dialogo tra mondi di sotto e di sopra, temporale di sensazioni profonde che entrano dalla pelle, da dentro lo scafo si incuneano tra le ossa, salgono al cervello, guidano le mani, muovono braccia e gambe, collegano mare e cuore, occhi e onde.
Mi congedo da voi ospiti del mondo liquido, che non si comprime, sfugge, impone regole gentili e terribili. Ricorderò per molto tempo questi amici, questi giorni, gli occhi allegri, le acque profonde, i cieli grandi, le luci oblique. Ciao ottobre, ciao isola, ciao posidonia, ciao gente di mare, sognatori di avventura.
Ottobre 2022
Articolo scritto da:
Antonio Colantuoni