IL LATO OSCURO DEL MARE
ll lato oscuro (ma poco profondo) del mare, le grotte marine
Ogni volta che pianifico un’uscita in kayak da mare osservo le forme e le caratteristiche della costa, dalla carta nautica e dalle immagini satellitari, nel tratto compreso tra il luogo di imbarco e la meta finale. Una volta calcolati i tempi e le distanze ed aver valutato le condizioni meteo-marine per poter confermare l’attività mi posso concentrare su quello che sta nel mezzo, pregustando i punti per le soste ed i luoghi da esplorare lungo il tragitto.
Navigando cerco sempre il contatto con la terra, il mio interesse è spesso rivolto al punto d’incontro tra la terra ed il mare, la costa, con la sua morfologia sempre diversa ed il carattere geologico in grado di regalarci sfumature di forme e colori sorprendenti, vere e proprie opere d’arte della natura.
All’apice della mia personale classifica ci sono quelle “sculture della natura”, opere così grandi e maestose in grado di avvolgerti completamente e mostrarti un mondo nuovo. Un’immersione nel mondo geologico ricco di mistero, per alcuni affascinante, per altri inquietante, spaventoso...il mondo delle grotte marine.
E quale miglior modo per poter visitare questi luoghi se non il sea kayak?
L'origine delle grotte marine
Da un rapido inquadramento geografico della costa italiana si osserva come le grotte siano concentrate in alcune aree dai tratti geologici peculiari e favorevoli alla loro formazione, quei luoghi dove la costa si presenta rocciosa, con ripide falesie più o meno sviluppate in altezza e costituite da rocce sedimentarie dette anche carbonatiche.
I luoghi che presentato queste caratteristiche, con la maggior estensione costiera, sono la Sardegna con ad esempio il Golfo di Orosei, la Campania, il Lazio meridionale, il promontorio del Gargano e la costa Salentina specie nel tratto compreso tra Otranto e Leuca in Puglia. E sono proprio questi luoghi che presentano la maggior concentrazione di grotte marine d’Italia, che in molti casi rappresentano estesi sistemi carsici sviluppati sopra e sotto la superfice dell’attuale livello del mare.
Ed è proprio questo uno dei punti interessanti, il livello del mare ha subito notevoli variazioni in tempi geologici più e meno recenti. Se torniamo indietro all’intervallo di tempo compreso tra i 5 ed i 6 milioni di anni scopriremo un evento che ha coinvolto e sconvolto l’intero ecosistema del Mediterraneo, conosciuto come “Crisi di salinità del Messiniano” durante il quale le sue acque evaporarono quasi completamente a causa della chiusura dello Stretto di Gibilterra, esponendo così le aree costiere agli agenti erosivi atmosferici.
Ma anche facendo un passo avanti nel tempo fino al era Quaternaria potremo scoprire che il livello del mare è cambiato seguendo il corso ciclico dei lunghi periodi glaciali ed interglaciali.
Caratteristiche fisiche ed ambientali
Le grotte marine rappresentano ambienti straordinari ed unici per caratteristiche fisiche ed ecologiche. Infatti la rapida diminuzione della luce, fino all’oscurità totale rappresentano il fattore di maggior pressione ed influenza per gli organismi che vi abitano. In certe situazioni, entrando con il kayak in una grotta è utile una lampada frontale, nelle cavità più profonde diviene fondamentale, ed il queste situazioni potremo pensare a questi ambienti come dei laboratori di evoluzionismo in cui alcune forme di vita hanno saputo sviluppare particolari soluzioni per il loro adattamento.
L’assenza di luce fa si che le grotte marine siano abitate esclusivamente da organismi animali o più in generale eterotrofi escludendo quindi piante marine ed alghe. Stiamo parlando di organismi sessili, che vivono attaccati alla roccia, quali spugne, briozoi, coralli e madreporari, altri organismi vagili come diversi crostacei e pesci quali mostelle, scorfani e re di triglie.
Caratteristiche fisiche ed ambientali
Tra gli organismi vagili possiamo distinguere gli animali definiti troglofili, ovvero che conducono gran parte della loro esistenza in mare libero e penetrano le cavità per esplicare alcune funzioni trofiche, riproduttive e di rifugio, e quelli denominati troglobi, ovvero quelle specie strettamente legate agli habitat cavernicoli. Tra i troglobi potremmo scoprire alcune specie uniche di certe località e di certe grotte.
Quelle che vengono definite specie endemiche e risultano di grande valore scientifico in ambito di biodiversità. Ne è un esempio la grotta Zinzulusa in località Castro nel Salento che presenta almeno 5 endemismi tra spugne, aracnidi e crostacei. Gli organismi troglofili diversamente giocano un ruolo fondamentale per l’ecosistema di grotta in quanto si alimentano nell'ambiente esterno, più ricco di risorse, e portano all'interno delle cavità la loro energia sottoforma di escremento e resti organici. Tra alcuni rappresentanti che potremo facilmente incontrare nelle nostre esplorazioni ci sono i pipistrelli.
Unici mammiferi al mondo capaci di volo attivo ed in grado, come altre poche specie, di “vedere” nell’oscurità totale grazie allo sviluppato sistema dell’ecolocalizzazione. Animali protetti e considerati patrimonio comune da tutelare, importantissimi per questi ambienti e non solo che non devo essere assolutamente disturbati proprio nelle particolari fasi di grotta del letargo invernale e della riproduzione.
Un fascino di mistero avvolge un’altra particolarissima e rarissima specie che abita anche le coste italiane e che proprio noi appasionati e praticanti di sea kayak potremmo incontrare, soprattutto negli anni a venire...la foca monaca.
Un tempo molto più diffusa nel Mediterraneo, oggi conserva la sua principale area di presenza nel Mar Egeo e nel Mediterraneo orientale, vive anche lungo le coste della Mauritania, Isole Canarie, Mar Nero e in Italia, comunque in non più di 5-20 località. La popolazioni totale attuale è stimata in circa 400 esemplari, di fatto sull’orlo dell’estinzione ed oggi oggetto di studio e ricerche in grado di fornirci maggiori informazioni.
Gli sporadici avvistamenti riguardano singoli esemplari o piccoli gruppi ed il ritorno di popolazioni più consistenti è ostacolato dal disturbo antropico della pesca, professionale ed amatoriale, e delle attività turistiche e ricreative. Proprio per sfuggire a questo la foca monaca usa ormai esclusivamente gli ambienti di grotta per il riposo e la riproduzione. Le grotte ideali per la riproduzione e la crescita dei cuccioli sono quelle che presentano ingresso sommerso, un lungo ramo marino ed una spiaggetta terminale di sabbia o ciottoli.
La bella notizia è che le nostre coste presentano numerosissime grotte marine con queste caratteristiche e i primi studi e dati statistici indicano un trend di aumento degli avvistamenti e della presenza di piccoli gruppi anche riproduttivi.
Occhi aperti dunque, sempre con rispetto ed attenzione per gli abitanti di questi fragili ecosistemi, ed un occhio sempre alla sicurezza, alle previsioni meteomarine, al proprio equipaggiamento e preparazione, senza scordare di verificare regole e divieti che potrebbero riguardare quei tratti di costa in cui si trovano queste meravigliose opere della natura.
Articolo scritto da Alessandro Martella
Alessandro Martella è Naturalista e Guida Ambientale Escursionistica associata ad AIGAE. Si occupa di accompagnamento escursionistico in natura, viaggi ed esperienze outdoor tra mare e montagne, e segue progetti di Educazione Ambientale per Scuole e Musei Scientifici.
Appassionato kayaker d'acqua dolce e salata in continua formazione con ISKGA e British Canoeing.