IL KAYAK PER ENTRARE IN CONTATTO CON IL MARE
Racconti ed emozioni delle mie prime pagaiate.
Mi chiamo Edoardo, ho 28 anni, dal lunedì al venerdì studio per diventare avvocato. Sono amante dell’ambiente in tutte le sue forme e sento forte il legame con il mare. L’acqua mi ricorda le mie origini, Genova e la Liguria, terra meravigliosa, interamente toccata dalla sua fluidità in tutta la sua lunghezza.
Da dieci anni ho la fortuna di vivere a stretto contatto con il mare.
Mi basta alzare le tapparelle di casa al mattino per incontrarlo con uno sguardo e scoprirne ogni giorno uno dei suoi infiniti volti.
Tra le mie passioni c’è anche quella per il trekking in mezzo alla natura e una zona in cui vado con piacere è il Parco Naturale di Portofino, con i suoi sentieri a picco sulla costa da cui è possibile godere di panorami unici sia verso Sestri che sul golfo di Genova.
Volgendo lo sguardo a levante, mi sento anche molto legato a Lerici, Tellaro e Montemarcello, piccoli borghi che si avvicendano in una lingua di costa estremamente suggestiva per le sue mille calette e insenature, che si presta bene – tra le altre cose - per un giro in canoa.
Sin da quando mi sono convinto a lanciarmi in questa nuova avvenuta, ho pensato che il kayak potesse ampliare la mia passione per l’ambiente marino e farmelo conoscere da una nuova prospettiva, quella che possono avere solo i diportisti, i subacquei e i praticanti degli sport acquatici.
Santa Margherita, San Michele di Pagana e Portofino hanno ospitato le mie prime uscite in compagnia del mio insegnante Giuseppe, colui che mi ha avvicinato al mondo della canoa, trasmettendomi le prime nozioni teoriche legate alla sicurezza, alle condizioni meteorologiche e alla cartografia, oltre ai primi insegnamenti sull’ingresso e l’uscita dall’acqua e sulla tecnica di pagaiata.
Ho visto in lui, sin dal principio, un grande amore per il suo lavoro e la passione comune per l’ambiente che ci ha permesso di entrare, sin dall’inizio, in grande sintonia.
Ho mosso i primi passi nel mondo del kayak verso la fine dell’inverno, in un’atmosfera intima, non gettonata dal grande pubblico ma assolutamente suggestiva, con pochi pescatori locali o fidelizzati canoisti a condividere l’esperienza.
Ricordo ancora l’emozione nel pagaiare all’interno porticciolo di Portofino, totalmente privo dell’ingente numero di imbarcazioni che lo affollano nei mesi estivi. Lo sbarco sulla fine sabbia bianca della baia di Paraggi, anch’essa quasi irriconoscibile senza la presenza degli allestimenti degli stabilimenti balneari.
Tutto questo mi consente di entrare in un rapporto confidenziale con il mare, a gustarlo nel silenzio rotto solo dal contatto della pagaia (confido di preferire quella groenlandese) con la superficie dell’acqua. Tutto il resto sono movimenti e suoni dell’ambiente, senza alcuna alterazione umana. Il vento, il volo dei gabbiani, lo sciabordio dell’acqua contro la canoa, i delfini – bisogna essere fortunati e attenti per vederli - che nuotano vicino al litorale, quasi a volersi riprendere parte del loro ambiente che in estate diventa impraticabile a causa del costante andirivieni di imbarcazioni di ogni sorta.
Tra una pagaiata e l’altra, anche per smorzare la fatica, adoro gustarmi il panorama del golfo, passare la mano sull’acqua e sentire l’odore del sale, trovando un’intima connessione con il luogo che mi ospita.
Articolo scritto da:
Edoardo Repetto