DIARIO DI VIAGGIO – GIRO DELL’ISOLA D’ELBA LUGLIO 2023
Domenica, 2 Luglio ‘23
Siamo in cinque: Davide, Gianpietro, Barbara, Viviana ed io, Tiziana. Davide e Barbara ci aspettano a Marciana Marina con i loro kayak. Noi tre li noleggiamo da Sea Kayak Italy, sul posto.
Alice, di Sea Kayak Italy, fa un po’ di terrorismo psicologico sul fare attenzione a NON graffiare i kayak e noi quindi partiamo un po’ intimoriti e preoccupati più per i possibili danni che per l’eventuale meteo avverso.
Carichiamo i nostri kayak con i viveri e il necessario per bivaccare, meravigliandoci non poco della capienza dei gavoni. Certo per incastrare tutto, l’allenamento con Tetris ha giovato. Poi dobbiamo sollevarli per metterli in acqua e... sono pesantissimi! Solo il mio è più leggero: mi sono dimenticata la tenda sul sedile della mia auto che è rimasta a casa di Gianpietro, a Corte Franca. Cominciamo bene!
Imbarcati, ci accorgiamo da subito che pagaiare in mare è diverso dal pagaiare sul lago. Le onde sono più alte e ravvicinate, spesso improvvise. Ma è solo un attimo. L’odore salmastro, l’azzurro cristallino dell’acqua e la bellezza della costa ci catturano e in poco tempo troviamo il ritmo.
Pagaiamo per un po’ e ci fermiamo per una breve sosta a Enfola per poi ripartire alla volta di Capo Bianco, dove passeremo la notte. Capo Bianco è una bella spiaggetta di ciottoli bianchi. Ci accolgono i gabbiani. Gianpietro mi presta il tarp che montiamo stile tenda canadese e si sacrifica: si sdraia sotto il tarp con me e diventa cibo per le zanzare.
Durante la notte il mare si ingrossa. Barbara si alza e tira i kayak più a monte, ma la mattina dopo troviamo lo stesso acqua nei pozzetti. Dormiamo tutti pochissimo. Chi parla poeticamente del “dolce sciabordio delle onde” non ha mai dormito in spiaggia. Il mare fa un gran baccano e l’insistente garrito dei gabbiani ci fa immaginare che stiano litigano fra loro sin dalle prime luci dell’alba. Gianpietro prova ad allontanarli tirando qualche sassolino, ma questi ritornano più chiassosi di prima.
Lunedi, 3 luglio ’23
Ripartiamo e costeggiamo Portoferraio. Dobbiamo attraversare il golfo e siamo un po’ preoccupati: i traghetti sono molto frequenti. E sono groooossi. E vanno veloci. E noi siamo piccini. E non ci possono vedere. Aspettiamo il momento giusto e poi... via!
Iniziamo a pagaiare con forza per passare in fretta. Zitto e pagaia, pagaia e pagaia. Sta andando tutto bene quando... ci ritroviamo in rotta di collisione con un traghetto (un tragotto, un tragone-one-one) in arrivo da Piombino. Cazzo!!! Aumentiamo la velocità. Il respiro si fa più affannoso. Davide è rimasto indietro. Sentiamo Barbara che urla
“Davide, muoviti! Ruota quel busto e spingi!” (senza rompere le pedaline come lo scorso anno, please!)
Cazzo - urlo dentro di me - muoviti Davide, cazzo! Il cuore ci batte forte, respiriamo e pagaiamo, pagaiamo e respiriamo, sempre più veloce. Finalmente giungiamo tutti dall’altra parte e l’ansia si placa. Costeggiamo le spiagge di Nisporto e Nisportino e facciamo una meritata sosta alla spiaggetta selvaggia di Mangani. Peccato non si vedano le capre. Il sole è cocente, ma il santo tarp di Gianpietro ci salva ancora una volta. Pranzando sotto il telo, Barbara ci racconta che il mitico Gaudenzio usava pulirsi le mani sporche d’olio di tonno sulle gambe. Idrata e protegge la pelle, diceva. Viviana coglie il suggerimento al balzo e, siccome abbondare è meglio che deficere, si rovescia sulle gambe TUTTO l’olio rimasto nella scatoletta. Ora brilla al sole come una stellina.
Ripartiamo, giriamo intorno a Capo Vita, dove si balla un po’ (come su tutti i capi dell’isola) e navighiamo fino alla baia di Frugoso. Di fronte si vede l’isola dei Topi. Sbarchiamo per fare il bagno e bere una bibita fresca al mini-bar. Ma il passaggio di un Corsica Ferries, terrore e odio di Davide, solleva onde grosse e i nostri kayak vengono risucchiati in mare. Barbara, ignara, è di spalle e non si accorge che un kayak rischia di colpirla. Per fortuna all’ultimo istante riesce a schivarlo.
Ripartiamo. Il tratto orientale della costa è di sabbia ferrifera. È la zona delle miniere di ferro, ora abbandonate. Sbarchiamo a Cala Seregola, una spiaggia ampia, di sabbia nera coi brillantini che ti si attaccano addosso. C’è uno scheletro di ferro e mattoni che ci guarda minaccioso dall’alto. Ma c’è anche un bar-ristorante: è una struttura di legno e ha una doccia di acqua dolce, che funziona a gettoni. Fantastico! Viviana batte tutti allo sprint e va sotto per prima, ma giunge una voce baritonale dall’alto della terrazza che la sgrida:
”Non si può usare lo shampoo, c’è scritto!!!”. Mannaggia!
Gianpietro ed io proviamo a lavarci in mare con un doccia-shampoo ultra-biodegradabile. Zero schiuma. Ci guardiamo un po’ sconsolati e ci andiamo a sciacquare sotto la doccia. I miei capelli sembrano stoppa. Smetto anche di pettinarli. Sembro Mafalda. Vabbè.
Ci prendiamo uno spritz al bar e poi cena a base di specialità locali: sburrita riese di baccalà, gurguglione e frittura elbana annaffiati da vino bianco. Adesso siamo un po’ brilli e torniamo barcollanti e contenti alle tende. Viviana mi ospita nella sua e, finalmente, riusciamo a dormire.
Martedì, 4 luglio 2023
Navighiamo lungo questa costa che mostra qui e là i resti del suo passato minerario. Non è un bel vedere: sono scheletri di ferro arrugginiti ed edifici in rovina. Un forte contrasto con le bellezze naturali di questi luoghi. Oggi tira scirocco e noi balliamo un po’. L’isolotto di Ortano non ci ripara abbastanza e noi passiamo esternamente perché sulla costa tira più vento. Impariamo da Barbara che il vento ci fa “scarrocciare” e a correggere la rotta allungando la pagaia da un lato e timonando. È ora di pranzo e ci fermiamo alla spiaggia di Terranova dove c’è un bel laghetto. Viviana, tutta presa da bagni e cibo, se ne dimentica completamente e riesce a NON vederlo (per cui dovrà tornare all’Elba).
Proseguiamo per Porto Azzurro, dove facciamo scorta di acqua e viveri. Viviana lascia in ostaggio alla Coop la sua patente e ci viene concesso di portare il nostro carico col carrello fino alla spiaggia. Gianpietro, Barbara e Davide nel frattempo vanno al bar. Il nostro medico dell’equipaggio Gianpi, però, ha preso un colpo di calore e ha un leggero malore ma gli passa presto. Ripartiamo alla ricerca della spiaggia del Ginepro, dove vorremmo pernottare. Non è facile identificarla. I cellulari non prendono e le mappe che abbiamo non sembrano essere d’aiuto. Passiamo punta dei Ripalti, e giungiamo alla spiaggia del Remaiolo. È una spiaggia attrezzata, di proprietà della Tenuta delle Ripalte che ha un Wine Resort appena sopra. I ragazzi che lavorano al bar ci fanno sentire benvenuti.
Ci sono le toilette e la doccia con lo spogliatoio. Che figata! Ci laviamo, ci cambiamo e ci lustriamo pure gli occhi, visto che, poco prima di noi, sono approdati qui altri 3 giovani kayaker in forma smagliante, ma... arriva il gestore e ci intima di andarcene. Barbara lo guarda con occhi tristi e gli racconta che abbiamo trovato scirocco e siamo stanchi.
“Mi gira pure la testa! Non ce la faccio!” si fa compatire. “Non abbiamo trovato la spiaggetta che cercavamo. Siamo brave persone: kayaker e anche di una certa età”.
Una garanzia insomma. Si convince ma alle 6.30 dell’indomani mattina dobbiamo aver tolto il campo. Conoscendo i nostri tempi, decidiamo di non montare le tende per far prima.
Abbiamo promesso di non accendere falò. Quindi cena fredda, niente fornellini. Ma almeno possiamo star seduti comodi ai tavoli della tenuta. Poi ci sdraiamo sui materassini e ci infiliamo nei sacchi a pelo. Tutti con la pagaia ammazza cinghiale vicina: i baristi ci hanno raccomandato di allontanarci dalla pineta al primo calar delle tenebre, perché diventa il loro regno. Ohi, ohi.
La pagaia potrà servirci anche come spiedo? Oltre alla paura dei cinghiali, ci sono zanzare a tenerci compagnia e una forte umidità. Ma anche un bellissimo cielo stellato sopra le nostre teste. È visibile il Grande Carro e io vedo anche un sacco di stelle cadenti. “Sono satelliti” mi corregge Barbara. Ecco, da qualche parte gli americani e i russi sanno che stiamo dormendo in spiaggia. E... che Davide russa! Facciamo fatica ad addormentarci. All’improvviso si accende un grosso faro e ci sveglia. È la luna appena sorta, una bellissima e gigante luna piena che rischiara il cielo. Addio sonno.
Mercoledì, 5 luglio 2023
Ieri abbiamo fatto più km del previsto e quindi decidiamo di cambiare la tappa del pernotto. Entriamo nella baia di Capoliveri, passiamo all’interno delle isole Gemini e raggiungiamo Pareti. Piccola sosta per salutare Pierangelo e la sua famiglia. Gli raccontiamo del nostro giro e a Pierangelo brillano gli occhi, tanto che davanti a tutti i testimoni strappa il consenso della moglie:
la prossima volta verrà con noi!
Proseguiamo dentro il golfo e puntiamo alla spiaggia di Margidore. C’è molto vento che ci scarroccia e fatichiamo per tenere la rotta. La spiaggia è molto estesa. A destra è attrezzata mentre a sinistra è libera. Il sole picchia forte e ci protegge ancora una volta il santo tarp.
Lo fissiamo alla rete di recinzione di una casa dietro di noi e lo puntelliamo davanti coi paletti. Ormai siamo esperti. Pranzetto e poi caffè al bar. Si sta bene sotto la tettoia del bar e ci rilassiamo un po’ godendoci il fresco. Ripartiamo in direzione Capo Stella. La costa è magnifica. Le rocce affioranti creano delle piccole lagune. Sono paesaggi stupendi. tanto che il gruppo inizia a prendere confidenza col mare e azzardare qualche passaggio stretto tra gli scogli, sempre con estrema attenzione a non rigare i kayak! Tagliamo il golfo di Lacona e ci dirigiamo verso Capo Fonza.
Improvvisamente Gianpietro vede qualcosa in lontananza. Strizzo gli occhi e vedo anch’io. È una balena!!! Sta soffiando acqua dallo sfiatatoio. Gianpietro si fa trascinare dal mio entusiasmo e vede i colpi di coda del cetaceo.
“Non sarà una roccia?” Insinua Barbara. “No, no, guarda come spruzza!”
Rispondiamo all’unisono. Ma non si muove. E si divide in due. Due grandi scogli che ci hanno preso in giro. Ridiamo un po’ per l’abbaglio e ci puliamo gli occhiali. Poi, pagaiando, intoniamo “Moby Dick” del Banco del Mutuo Soccorso.
Arriviamo alla spiaggetta di Fonza, che sulla nostra mappa è indicata come adatta al bivacco. Ci guardiamo un po’ smarriti: ci sono rocce a destra e a sinistra e grossi sassi un po’ ovunque. C’è anche molta onda e troppi bagnanti in acqua. Decido di tentare: trovo un corridoio e scendo velocemente.
Mi segue Davide e a ruota tutti quanti. Riusciamo a sollevare i kayak evitando i grossi sassi. La spiaggia è coperta di posidonia morta. Dobbiamo stare attenti nel rimuovere i sassi dalla superficie: sotto si scopre uno strato nerastro di pianta in decomposizione. Che schifo!
È un posto orrendo e ci chiediamo perché la gente vada lì. Montiamo il campo e ceniamo seduti sopra un tronco. C’è anche un gazebo e lo usiamo per creare uno stenditoio. Barbara ci mostra come fare i nodi giusti, la gassa d’amante e un paranco per tendere bene la corda. Gianpietro ormai è bravissimo. Meglio di MacGyver.
Giovedì, 6 luglio 2023
Oggi giornata easy. Sono previsti solo 16 km. Ci aiutiamo a coppie a mettere i kayak in acqua per non trascinarli sui sassoni e a imbarcarci. Ma ripartire da Fonza non è facile. Il mare è agitato a riva e rischiamo di capottare. Davide, Viviana e Gianpietro ce la fanno. Restiamo Barbara ed io. Due kayak da sollevare e mettere in acqua, se una dei due parte, l’altra non potrà farcela da sola a mettere il kayak in acqua.
Né possiamo portarne uno e lasciarlo lì mentre prendiamo l’altro, le onde sono troppo cattive. Mumble mumble… ci viene un’idea: lanciamo il mio kayak oltre le onde e caliamo velocemente in mare quello di Barbara.
Mentre Barbara con la pagaia groenlandese combatte più del previsto con le onde per uscire dalla zona di risacca, io mi getto con la pancia sulla poppa del mio kayak che le onde hanno riavvicinato a riva e, con un po’ d’impaccio, riesco a infilare le gambe nel pozzetto. Siamo tutti euforici. Abbiamo superato un bell’ostacolo. Stasera ci conteremo i lividi sulle gambe, ma ora siamo felici.
Pagaiamo fino a Marina di Campo. Sosta per la spesa: farmacia, costume per Davide e ciabatte per Gianpietro.
Pranziamo su una panchina con schiaccia e mortazza, come da consuetudine appresa da Gaudenzio (sempre lui). La coca cola e le birrette falliranno come digestivi. La mortadella la digeriamo solo verso sera. Passiamo davanti alla spiaggia di Galenzana, che quest’anno ospita uno dei tanti nidi di tartarughe che hanno scelto l’isola. È bella e ci proponiamo di dormire lì in un prossimo futuro giro.
Prima di giungere alla bella Cavoli, facciamo una sosta alla Grotta Azzurra; il mare è abbastanza tranquillo e Barbara ci si fionda dentro prima che si tuffino le decine, centinaia di persone ammassate sul barcone turistico che ha evidentemente deciso di far sosta bagno proprio lì e ci invita a gran voce ad entrare. Noi eseguiamo e scansiamo i bagnanti dentro la grotta come birilli: per il terrore di rigare i kayak e per il movimento del mare che non ci lascia tranquilli, usciamo subito, mentre Barbara, che nei 2 anni precedenti con Davide non era riuscita a entrare per il mare grosso, sembra non voler uscire mai!
Appena fuori dalla grotta, facciamo una piccola sosta sulla spiaggia attrezzata di Cavoli. È piuttosto affollata. Facciamo un bagnetto e poi doccia con acqua dolce calda. Che goduria! Mentre molti di noi sono a fare snorkelling lungo la scogliera, le onde si ingrossano e risucchiano i kayak in mare. Fortunatamente sulla spiaggia c’è Davide che ne afferra tre al volo e salva la vita ad un’ignara vecchietta.
Decidiamo di ripartire. Gianpietro porta in acqua il kayak e poi resta lì immobile, assorto.
“Gianpietro, non sali?”. “Ah, ma è il mio kayak?!” Le docce calde possono essere eccessivamente rilassanti!
Torniamo a pagaiare, intonando qualche canzone di cui conosciamo sempre solo qualche strofa e mai nel giusto ordine, ma le cantiamo contenti. Passiamo davanti a Fetovaia e giungiamo infine alla spiaggia di Giardino. È una bella ed estesa spiaggia di ciottoli e il tramonto è spettacolare.
Venerdì, 7 luglio 2023
Ripartiamo per l’ultima tappa che ci porterà alla spiaggia di La Cala. Passiamo Pomonte, Chiessi e la spiaggia di Campo Lo Feno, che ha un’acqua meravigliosa. Pagaiamo fino alla spiaggetta di La Guardia dove due kayakisti di Ravenna ci aiutano a sbarcare. Facciamo due chiacchiere con loro e poi decidiamo di fermarci per pranzo. La giornata è caldissima ma il tarp, montato fra le rocce e i sassi come una scultura ultramoderna, ci offre un po’ di ombra.
Dopo aver pranzato e nuotato con maschera e boccaglio all’inseguimento di occhiate, castagnole e altri pescetti, ripartiamo alla volta di Sant’Andrea. Qui la costa è strana: levigata dal mare e dal vento, assume forme sinuose e geometrie morbide. Sembra un’opera di Gaudì. La Sagrada Familia dei gabbiani.
Scopriremo poi, grazie a Jesse di Sea Kayak Italy, che si tratta di magma che si è raffreddato sotto acqua e che poi è emerso. La spiaggia di Sant’Andrea e di Cotoncello ne sono l’emblema. Passiamo fra le piscine naturali di Sant’Andrea, tappa obbligata per chiunque passi in kayak in questo magnifico tratto di costa, riuscendo a non investire bagnanti e bambini festanti, prima di sbarcare sulla spiaggia attrezzata.
Ne approfittiamo per fare una doccia con acqua dolce e cambiarci. Decidiamo di cenare qui e poi navigare in notturna fino a La Cala. Proviamo uno dei ristorantini affacciati sul mare. Il cibo è turistico, ma la serata è piacevole. E poi ne approfittiamo per ricaricare i telefoni. Finita la cena allestiamo le luci sui kayak, frontalini in testa e... via, si pagaia. La luna non è ancora sorta ed è buio pesto. Non si riesce a distinguere bene la forma della costa. Cerchiamo di avvicinarci un po’, ma non troppo perché potrebbero esserci scogli affioranti. Dopo mezz’oretta entriamo in una piccola baia. La Cala potrebbe essere questa. Ci sembra di vedere dei sassi a riva, però, e decidiamo di non fidarci. Preferiamo arrivare a Marciana Marina e dormire in spiaggia. Almeno lì siamo sicuri che ci sia solo sabbia. Mica possiamo graffiare i kayak!
Inaspettata, ci arriva una telefonata benedetta: i genitori di Barbara e Davide ci offrono di dormire al coperto, su dei letti veri, con la certezza di un bagno e di un caffè buono al risveglio. Dopo un iniziale titubanza per paura di disturbare, accettiamo con gratitudine. Costeggiamo il muro del porto e sbarchiamo. Nonostante l’ora tarda, papà Mimmo ci viene incontro in spiaggia, pronto a condurci nell’appartamento affittato per le vacanze. La sua accoglienza calorosa fa cadere le nostre riserve. Scarichiamo dai kayak solo il necessario. A casa ci abbraccia mamma Michela. Abbiamo praticamente invaso la loro casa e l’abbiamo trasformata in un centro accoglienza per “nomadi del mare”. Spargiamo sabbia in oggi dove, ma loro ci sorridono e cercano di farci sentire a nostro agio. Gianpietro, Viviana ed io ci stringiamo su 2 letti. La mattina ci svegliamo con il borbottio della cuccuma e col profumo del caffè che beviamo sul terrazzino.
Restituiamo i nostri kayak ai ragazzi di Sea Kayak Italy che per far prima li vengono a prendere loro in spiaggia, agli eventuali graffi non fanno nemmeno caso, e salutiamo Gaudenzio, a cui avevamo telefonato la sera prima e che è passato di lì apposta a salutarci prima di prendere il mare con la sua dolce metà, tanto per non perdere l’abitudine.
Poi colazione tutti insieme al baretto sotto casa, con vista mare e con richiesta di ombra assoluta. Prima di andarcene visitiamo il borgo di Cotone, da “Coto” che in dialetto locale significa scoglio. È un borghetto pieno di fiori, molto curato e dal sapore antico. Ci sono piccole piazzette da cui si colgono magnifici scorci del mare e della costa.
Ci salutiamo tutti con calore e gratitudine: per l’amicizia che è nata fra noi, per l’accoglienza dei signori Monda, per il meteo che è stato clemente, per la bellezza di ciò che i nostri occhi hanno visto e che rimarrà impressa per sempre nei nostri cuori.
Articolo scritto da Barbara Monda, Davide Monda, Viviana Valsecchi, Tiziana Ferrarese e Gianpietro Ferrari, i protagonisti di questo racconto!