ALLE ORIGINI DEL KAYAK DA MARE IN ITALIA
Alle origini del kayak da mare in Italia
Nel 1986, quando ho iniziato ad andare col kayak in mare in Italia non c'era nessuna organizzazione strutturata, ognuno andava in kayak per conto suo o aderiva a piccoli club locali. L’unico kayak che si trovava in commercio era il Nordkapp della Valley con pozzetto oceanico, che si ordinava dall’importatore di Genova, la Ditta Arena.
I kayak inglesi avevano una consolidata tradizione alle spalle, dovuta alla diffusione del kayak da mare nella loro nazione, alla presenza di una associazione nazionale e all’indiscutibile bravura dei kayaker inglesi, fortissimi pagaiatori, bravi navigatori e anche sopraffini progettisti di scafi. Tra le imbarcazioni più ambite c’erano anche quelli di produzione P&H, costruite a mano in un grosso garage e disegnate da Derek Hutchinson: il Baidarka Explorer, il Down Treader Odin (stessa opera viva del primo, ma ponti più bassi) e l’Ice Floe.
Erano ambitissime, ma era necessario andare in Olanda per comprarle e portarle a casa. Tutti gli scafi inglesi erano progettati per spedizioni a lungo raggio e in acque profonde, in grado di resistere alle peggiori condizioni che si potevano affrontare in mare. Le chiglie erano quasi diritte e la poppa appositamente sagomata per tenere la rotta con mare al quarto di poppa. A prua tagliavano le onde in modo pulito, dando una corsa asciutta.
Non richiedevano un timone, semplicemente inclinando il kayak si iniziava la virata. I Valley e i P&H dividevano i kayaker in due grandi gruppi che si guardavano con sospetto: chi aveva il Nordkapp aveva poco spazio di carico nei gavoni, ma teneva il mare al quarto in modo magnifico, senza sforzo apparente. Chi possedeva un P&H aveva gavoni più capienti, ma con mare al quarto doveva virare più frequentemente.
Gli uni e gli altri borbottavano sui difetti delle proprie imbarcazioni, ma mai e poi mai li avrebbero ammessi pubblicamente. Comunque, parliamo di imbarcazioni che erano Ferrari del mare, eleganti cavalli di razza che andavano domati e amati.
Sui kayaker del Regno Unito girava un aneddoto riportato dai Francesi (il che dava prova della sua veridicità): John Ramwell, presidente dell’Advanced Sea Kayak Club, dovendo rientrare dalla Francia in Inghilterra avrebbe deciso di non prendere il traghetto e fece la traversata della Manica assieme a un ragazzo di 19 anni, di notte e con un mare forza 5. Gli altri inglesi scesi dal traghetto andarono a recuperarli al punto di atterraggio. Grandi Inglesi… Anche con i Francesi e i Tedeschi abbiamo stretto ottime relazioni nel corso degli anni. Con gli Olandesi non è andata tanto bene. Un giorno mi sono presentato a un loro raduno qualificandomi come uno degli istruttori dell'AIKM. L’istruttore in capo al raduno, guardandomi un po' seccato e annoiato, mi disse che loro avevano da fare, che andassi a pagaiare in uno specchio di acqua lì vicino dove non c'erano maree.
Un po’ si vince, un po’ si perde.
Tornando al 1986, il titolare della Ditta Arena aveva un elenco degli acquirenti che condivideva con i nuovi clienti, e tramite quell'elenco cinque o sei di noi iniziarono ad avere contatti al telefono. Così nel 1991 un piccolo gruppo di entusiasti iniziò a mettere su uno scheletro di un’organizzazione nazionale che si chiamava Associazione Italiana Kayak da Mare (AIKM). Il gruppo iniziò ad allargarsi, e nel 1992 si decise di fare un bollettino trimestrale per diffondere tra di noi notizie, avvenimenti, idee, e condividere gli indirizzi e i numeri di telefono di ciascuno per iniziare a vedersi di persona. Per finanziarci senza guadagno decidemmo di pagare una sottoscrizione annuale all’associazione che dava diritto, tra le altre cose, a ricevere il bollettino.
Nessuno di noi aveva un computer, quindi i bollettini venivano prodotti con una macchina da scrivere e le poche figure in bianco e nero erano incollate a mano sul foglio, poi si fotocopiava. Nel tempo il bollettino si è ingrandito, abbiamo comprato un piccolo computer Olivetti con lo schermo in bianco e nero e una stampante a getto d’inchiostro che oggi farebbe inorridire. Si è creata una piccola redazione, abbiamo registrato il Bollettino in tribunale, abbiamo comprato uno scanner manuale, l’AIKM ha aderito alla UISP, abbiamo iniziato a fare corsi d’istruzione e di formazioni di istruttori sulla falsariga della British Canoe Union.
Per vari motivi l’AIKM si è poi trasformata in “Il Kayak da Mare” (IKdM).
I computer sono diventati sempre più potenti, gli schermi a colori e le stampanti laser più veloci. Dopo avere studiato tipografia e imparato a parlare con i tipografi, utilizzando i loro standard abbiamo iniziato a produrre in casa delle lastre (si chiamavano impianti) che poi venivano utilizzate per la stampa in tipografia. Infine, siamo arrivati a stampare le fotografie in fotounità e a montarle sugli impianti. Il bollettino è arrivato ad avere un formato di 40 pagine a due colori (bianco e nero e ciano) e il numero dei soci è cresciuto nel tempo sino a circa 160.
Sin dall’inizio per la spedizione uno di noi metteva i fascicoli in busta e affrancava, poi con somma pazienza andava alle Poste e spediva.
Il bollettino riportava articoli di navigazione, viaggi, avventure, traduzioni di articoli di riviste straniere, rubriche che spiegavano come costruire kayak e pagaie eskimesi, suggerimenti o guide che spiegavano come fare le riparazioni o come modificare le imbarcazioni, e ancora come cucinare durante i campeggi nautici, come migliorare l’esperienza di campeggio... Inoltre si annunciavano proposte per uscite in mare, campeggi nautici e per ritrovarci a un raduno che si teneva ogni anno in una località diversa e a cui poteva partecipare anche chi non fosse socio. Un piccolo IKDM shop distribuiva a prezzo di costo adesivi, distintivi di stoffa, magliette, cappellini, libri di navigazione, un manuale di kayak da mare e varie.
Siamo anche riusciti e a mantenere un sito web aggiornato trimestralmente che aveva contenuti analoghi, ma soprattutto molte foto di viaggi, uscite in mare e così via.
E ci sarebbe tanto altro da raccontare, l’AIKM e poi l’IKdM hanno coperto un arco temporale di quasi 15 anni.
Articolo scritto da: Sergio Cadoni
Sergio Cadoni è uno dei fondatori di associazioni italiane di kayak da mare.
Amante delle traversate e della navigazione, ha visitato quasi tutte le isole italiane partendo dalla terraferma.